Insieme al dottor Daniele Casalini, chirurgo ortopedico e medico sociale dell’F.C. Internazionale di Milano, oggi parliamo della Medicina Rigenerativa.
Partiamo da una domanda. Quando parliamo di Medicina Rigenerativa della cartilagine, cosa intendiamo?
Cos’è e come funziona?
La Medicina Rigenerativa della cartilagine è uno dei campi di maggior interesse nell’ambito della patologia ortopedica. Riguarda sia gli sportivi che la persona non particolarmente impegnata nel mondo dello sport.
C’è un po’ di confusione in questo campo, per cui è necessario fare chiarezza.
Innanzitutto una premessa. La cartilagine è un tessuto non vascolarizzato, quindi non ha nessuna possibilità autonoma di rigenerarsi, a differenza di molti altri tessuti. Quindi quando parliamo di medicina rigenerativa della cartilagine, in realtà, ci riferiamo non solo alla cartilagine, ma anche al substrato, ciò che sta sotto alla cartilagine. Vale a dire il tessuto osseo.
In questo momento, l’unica possibilità chirurgica di procedere ad una vera rigenerazione del tessuto osseo cartilagineo, consiste nei trapianti osteocondrali. Degli innesti di una matrice ossea, ricoperta da tessuto cartilagineo che, se tutto viene condotto regolarmente, permettono la rigenerazione della lesione.
Si tratta comunque di interventi chirurgici importanti ed invasivi.
Quali sono le tecniche e i materiali utilizzati?
Si va dalla semplice “Debridement“, cioè dall’abrasione della cartilagine in artroscopia, per stimolare l’osso a produrre un tessuto fibroso che riempia la lesione cartilaginea, fino all’innesto osteocondrale.
Intervento che il più delle volte non viene eseguito in artroscopia, ma in artrotomia, cioè aprendo l’articolazione. Consiste nello scavare una lacuna nel tessuto osseo, da riempire con un manufatto che contiene delle cellule che rigenerano e riproducono il rivestimento cartilagineo.
Quando se ne sconsiglia l’utilizzo?
L’utilizzo della Medicina Rigenerativa della cartilagine è legato all’uso che si fa dell’articolazione del ginocchio. Questo tipo di tecnica è più indicata nel giovane sportivo che ha, proprio per la giovane età, delle capacità di rigenerazione dei tessuti più elevate.
Dopo i quarant’anni, per questioni proprio biologiche, questo tipo di tecnica è sconsigliata e si vira su tecniche un po’ più invasive, come il rivestimento protesico.
Quando si vedono i risultati?
Ci sono dei protocolli in continua evoluzione. Trattandosi di una tecnica chirurgica relativamente moderna e recente, quindi i protocolli riabilitativi sono in forte evoluzione.
Per questo tipo di tecnica è previsto comunque un periodo di scarico. Di deambulazione con il bastone, senza l’appoggio dell’arto interessato per almeno sei settimane, un mese e mezzo. La ripresa della vita normale richiede almeno un altro mese e mezzo e per quella della vita sportiva, un paio di mesi totali. Quindi siamo, in tutto intorno ai 4-6 mesi.
È una tecnica sicura?
Nel campo ortopedico e di medicina rigenerativa della cartilagine, di sicuro non c’è praticamente nulla.
C’è però un buon margine di sicurezza. Si tratta di una tecnica relativamente innovativa, ma in Italia sono già diversi anni che si lavora su queste metodologie che vengono progressivamente affinate.
Esistono ormai dei protocolli standard, sia dal punto di vista chirurgico che riabilitativo.